Sony a7C II e street photography: Angelo Ferrillo in viaggio con a7C II
Angelo Ferrillo è uno street photographer di fama internazionale. Le sue foto sono state definite “uno sguardo attento su quello che hanno dentro le persone”. Oggi, ai microfoni di Foto Ema magazine, Angelo ci racconta della sua ulitma esperienza: un immersivo viaggio fotografico nella grande mela in compagnia di Sony a7C II.
Intervista ad Angelo Ferrillo: progettista, fotografo e direttore creativo
Angelo Ferrillo nasce a Napoli nel 1974. Fotografo, Direttore Creativo, Photoeditor e Curatore, è in origine un progettista. Si trasferisce da Napoli a Milano per proseguire il lavoro di project manager e per perfezionare gli studi fotografici con un piano di studi sulla struttura del linguaggio (Contrasto), un Master in Fotogiornalismo, uno in Photo Editing e Ricerca Iconografica e uno in curatela.
Angelo è oggi docente di fotografia IED Milano, ILAS Napoli e Orti Fotografici Milano. Conosciuto al pubblico social per la sua fotografia di strada e per i suoi reportage, collabora attivamente con editori nazionali ed internazionali e con brand leader mondiali dell’urban style, sviluppando immagini di social adv, brand communication e archivio societario.
Lo intervistiamo oggi per Foto Ema Magazine, felici di poter discutere con lui del suo recente progetto: un viaggio fotografico per le strade di New York con Sony a7c II.
La passione e la consapevolezza della fotografia
– Ciao Angelo, benvenuto su Foto Ema Magazine. E’ un piacere ed un onore averti qui con noi. Innanzitutto, come stai?
Bene, anche se leggermente cagionevole in questo periodo, in cui non sai mai come vestirti e sbagli tutto: dalla semplice uscita alla combinazione ottimale in valigia!
– Sono assolutamente d’accordo con te! Immagino quindi non sia stato semplicissimo preparare la valigia per il tuo recente viaggio a New York: probabilmente è stato meno stressante preparare il bagaglio con l’attrezzatura! Ma a proposito…entriamo nel vivo della nostra intervista.
E’ risaputo che la tua passione per la fotografia si è sviluppata in giovane età, ma quand’è che hai capito che sarebbe diventata il tuo lavoro? E quando ti sei appassionato alla street photography?
Sì, da quando avevo 17 anni. Ma la fotografia ha iniziato a diventare qualcosa di consapevole quando mi sono trasferito a Milano. All’inizio degli anni 2000, qui la fotografia aveva uno spazio diverso rispetto a Napoli: eventi, incontri, mostre… cose che a Napoli, purtroppo, ancora oggi sono più limitate, nonostante sia la città che ha dato i natali a grandi autori della storia.
Ho praticamente sempre fatto street photography fin dagli inizi degli anni ’90. Non sapevo ancora che si chiamasse così, ma sono sempre stato attratto dalle persone e da ciò che mi circondava. Mi sono sempre fatto trasportare da quello che accadeva per strada.
Diciamo che ti sei avvicinato ad una branca della fotografia -che oggi è probabilmente tra le più praticate- in maniera del tutto naturale, senza darle un’ “etichetta”!
Sì, è così.
Il viaggio a New York con Sony a7C II
– Sono passati anni e ad oggi sei uno street photographer affermatissimo nel panorama nazionale ed internazionale.
A proposito di estero, Sappiamo che sei appena rientrato da un viaggio nella Grande Mela. Ti hanno seguito non solo molti fotografi, ma anche Sony con la A7C II. Vorremmo approfondire con te un po’ di aspetti della camera.
Partiamo con la prima domanda: in un ambiente dinamico come quello newyorkese, quanto la compattezza e la discrezione della fotocamera hanno inciso sul tuo approccio alla street photography?
Sapete troppe cose per i miei gusti! Ahahahahahah.
Sono stato a New York con un gruppo di fotografi interessati ad approfondire l’approccio alla strada. Organizzo spesso questo tipo di esperienze. Si pensa che sia molto più semplice fotografare a New York, mentre in realtà non è così. Immergersi nella Grande Mela serve a metabolizzare il linguaggio dei grandi precursori del genere: una formula immersiva di studio.
Sony mi ha supportato con una A7C II e qualche obiettivo. Ero curioso di provarla sul campo per qualche giorno.
Compatta è compatta, tanto che con le mie manone ho dovuto utilizzare il grip esterno per avere un miglior ancoraggio al corpo macchina.
La discrezione, invece, è qualcosa che non mi è mai interessato. La fotografia di strada che pratico non prevede l’essere nascosti: vivo la strada a spalle aperte, non mi piace nascondermi come un ladro, come se stessi facendo qualcosa di illecito.
-Insomma, non sei tra i fotografi che tende a mimetizzarsi con il contesto circostante, ma esprimi la tua arte liberamente. Proprio in virtù della tua filosofia e del tuo stile, quali ottiche hai utilizzato sulla A7C II durante il viaggio? E che consigli daresti a chi vuole approcciare la street photography in termini di focali?
Difficilmente do indicazioni su cosa sia giusto o sbagliato, specialmente in fotografia di strada. Oggi sembra che tutti vogliano dirci cosa va bene e cosa no, ma la fotografia di strada deve essere un’espressione estremamente personale: di conseguenza, anche la focale riflette il modo di essere del fotografo. Se sei una persona più defilata userai ottiche medie; se sei più spavaldo, magari userai grandangoli spinti.
Io, dagli anni ’90, uso il 28mm: per me rappresenta la massima espressione del mio approccio, esprime quello che Bruce Gilden definisce “sentire l’odore del fotografo”.
Questa volta, però, mi sono messo in discussione: ho usato quasi sempre il 35mm F2.8 di Sony/Zeiss. Un piccolo passo avanti rispetto al mio solito, un piccolo passo indietro dal soggetto. Ho osservato di più, e ho portato a casa anche qualche ritratto ambientato che non guasta mai.
Chiudete l’LCD e guardate attraverso il mirino.
Per due motivi: il primo è entrare in contatto più diretto con la scena e, essendo una rangefinder, tenere il secondo occhio aperto per osservare cosa succede intorno. [Angelo Ferrillo]
Chiudete l’LCD e guardate attraverso il mirino.
Per due motivi: il primo è entrare in contatto più diretto con la scena e, essendo una rangefinder, tenere il secondo occhio aperto per osservare cosa succede intorno. [Angelo Ferrillo]
I principali punti di forza di a7C II
-Della mirrorless di casa Sony vengono sempre citati tre principali punti di forza: AF veloce e performante, facilità d’uso e qualità d’immagine eccellente. Quale delle tre caratteristiche hai apprezzato maggiormente? Le tue aspettative sono state soddisfatte?
Delle tre caratteristiche che hai citato, sicuramente la qualità dei file è stata quella che ho notato subito. Perché? Beh, l’autofocus per me è stato relativamente utile: uso spesso l’iperfocale e, in condizioni di luce debole, ricompongo utilizzando il punto centrale (mi hanno soprannominato “vecchio nostalgico”).
Facilità d’uso sì, ma non tantissima: il menù è molto ricco, quindi mi sono creato delle impostazioni personalizzate che cambiavo a seconda delle necessità.
-Insomma, un prodotto non complesso ma con cui dover fare pratica! Dopo aver passato un po’ di tempo in compagnia della A7C II fotografando tra ombre profonde e luci forti tipiche delle metropoli, che impressioni hai avuto sulla gamma dinamica e sulla qualità dei file?
Come dicevo prima, la qualità dei file salta subito all’occhio, sia in fase di scatto che in post-produzione. La macchina è tagliente, incisa. Considera che non ho mai scattato sotto i 400 ISO per ammorbidire un po’ la resa: non sono un fan della nitidezza assoluta, e questa scelta mi aiuta a mantenere la morbidezza che cerco nelle mie fotografie.
Limiti e feeling
–Parlando invece di contro, cosa non ti ha entusiasmato della full frame di casa Sony? C’è un limite che hai percepito utilizzando la camera? E come lo hai aggirato?
Usando la fotocamera come la uso io, di limiti veri non ne trovi. Probabilmente avrò utilizzato solo il 30-35% delle sue possibilità.
È una macchina molto performante, anche al di sopra delle esigenze tipiche di chi pratica altri generi fotografici.
–Nella street photography, secondo alcuni, il feeling con la macchina è quasi fisico. Quanto è importante, secondo te, “dimenticarsi” della fotocamera mentre si scatta? E la A7C II ti ha permesso di farlo?
La fotocamera deve essere uno strumento per esprimere un concetto e non deve mai diventare il fulcro del rapporto tra te e ciò che stai osservando. Mai.
Ho avuto solo bisogno dei tempi fisiologici per entrare in contatto con la macchina, poi è stato tutto in discesa.
-A proposito di strumenti…secondo te, oggi, quali sono le esigenze vere di un fotografo di strada? E come la a7C II riesce a rispondere a queste esigenze?
Ti dirò: a parer mio le vere esigenze di un fotografo di strada oggi non sono da ricercare nell’attrezzatura, ma nella visione, nel linguaggio, nella consapevolezza.
Purtroppo sembra essere diventata più una moda che un reale desiderio di esprimersi, e questo mi dispiace: fa più male che bene, sia al singolo che al genere.
Tornando alla macchina, la A7C II ha tutto quello che serve per essere performanti. Secondo me si adatta perfettamente a qualsiasi modo di fotografare.
Considerazioni finali e consigli
-Insomma, ci troviamo di fronte ad una camera che possiamo sicuramente definire versatile. A volte però sono i dettagli a cambiare l’esperienza di scatto. C’è qualche funzione o caratteristica della a7C II che ti ha fatto dire “questa cosa mi ha davvero semplificato la giornata”?
La gestione degli ISO e quella delle alte luci sono sicuramente le cose che mi hanno dato di più. Fotografando spesso in metropolitana — uno dei vivai umani più belli che una città possa offrire — mi ha davvero permesso di portare a casa foto che altrimenti sarebbero state impastate o sovraesposte a causa delle luci artificiali.
-Al workshop di Napoli realizzato in collaborazione con Sony aiuterai i partecipanti a vivere l’esperienza della street photography. Da dove consiglieresti di partire per “vedere” davvero le foto, prima ancora di scattarle?
La prima cosa che dirò sarà: chiudete l’LCD e guardate attraverso il mirino.
Per due motivi: il primo è entrare in contatto più diretto con la scena e, essendo una rangefinder, tenere il secondo occhio aperto per osservare cosa succede intorno (dopotutto, lo dice anche Joel Meyerowitz). Il secondo motivo è che l’EVF della A7C II è molto bello e dettagliato.
-Un’ultima domanda…La tua fotografia è stata descritta da Giovanni Gastel “uno sguardo attento su quello che hanno dentro le persone”. Ti ritrovi in questa definizione?
La mia esperienza con Giovanni Gastel è stata formativa sotto ogni punto di vista. Mi ha lasciato tantissimo, e non solo a livello fotografico.
Per me è stato un onore che abbia riconosciuto nella mia fotografia un valore: un valore interiore, non solo estetico. Così come ha riconosciuto il valore che attribuisco ai soggetti che la vita mi regala e che scelgo di rappresentare.
Conclusioni
Si conclude così la nostra intervista ad Angelo Ferrillo che ringraziamo di cuore per il tempo dedicatoci. La bellezza di giornate come questa è data dalla fortuna di potersi confrontare e conoscersi meglio, comprendere chi c’è dietro la fotocamera/videocamera e raccogliere esperienze e testimonianze dirette sull’utilizzo dei prodotti
Per ulteriori informazioni sui lavori di Angelo Ferrilllo puoi visitare il suo Profilo instagram: pherrillo o il suo sito https://angeloferrillo.org/
Per partecipare al Workshop organizzato da Foto Ema in collaborazione con Sony e Angelo Ferrillo, non dimenticare di riservare il tuo biglietto!
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