Omaggio a Sebastião Salgado: maestro del 900

Economista di formazione, fotografo per vocazione. Con la scomparsa di Sebastião Salgado, il mondo perde non solo un maestro della fotografia, ma anche una voce che ha saputo raccontare con onestà e profondità le problematiche dei nostri tempi.

Nato in Brasile nel 1944, Sebastião Salgado ha attraversato il Novecento – e parte del nuovo millennio – con una macchina fotografica tra le mani e un’urgenza nel cuore: documentare la condizione umana. Prima di approdare alla fotografia, si laurea in economia e lavora per alcune organizzazioni internazionali, esperienza che lo conduce nei territori più vulnerabili del pianeta. È proprio lì, tra le contraddizioni del Sud del mondo, che nasce la scintilla: quella che trasformerà un bravo economista in uno dei più grandi fotoreporter della storia.

Sebastiao Salgado: denuncia

Omaggio a Sebastião Salgado. L’inizio di un cammino: l’Africa e il bianco e nero che scuote.

Il suo primo grande reportage, nei primi anni ’70, è dedicato alla devastante siccità nel Sahel. Non si limita a mostrare la tragedia: Salgado la scolpisce in bianco e nero, con contrasti netti, quasi scultorei, capaci di colpire lo stomaco prima ancora che gli occhi. La sua fotografia, fin da subito, non è solo testimonianza: è denuncia, empatia, racconto politico.

Sebastiao Salgado, Sahel

Subito acclamato per la potenza delle sue immagini, viene chiamato nel 1974 dall’agenzia francese Sygma, per poi passare l’anno successivo a Gamma. Ma è nel 1979 che arriva la consacrazione: entra a far parte della leggendaria Magnum Photos, fondata da Cartier-Bresson e Capua, diventando simbolo di un fotogiornalismo impegnato, profondo, mai banale o dettato dall’arrivismo.

Salgado non ha mai cercato foto sensazionaliste, ha cercato di suscitare con la sua arte un dibattito.

Un fotografo che indaga

La fotografia di Salgado è impegnata, è ricerca.

“Mi interessa lavorare a fondo intorno a un problema per cinque o sei anni, non ho voglia di svolazzare da un argomento all’altro, da un posto all’altro.”, dichiarava. E in effetti, ogni progetto di Salgado era una vera e propria full immersion nel luogo, nella storia e nelle persone.

Salgado studiava, viaggiava, incontrava, ascoltava. Lavorava su un singolo tema anche per cinque o sei anni, scavando a fondo fino a portarne alla luce la verità più nascosta, fino a sviscerarne le radici. Le sue fotografie sono il frutto di un metodo, di una preparazione accurata, quasi scientifica. E di una visione etica e morale.
Al centro del suo obiettivo c’erano sempre le persone. Le riprendeva da vicino, mai con pietismo, mai con giudizio. Che si trattasse di minatori, profughi, braccianti o vittime di conflitti dimenticati, il suo intento era dare loro voce, dignità, presenza.

Sebastiao Salgado, fotoreporter

Candidato più volte al premio “fotografo dell’anno”, Salgado ha ispirato con i suoi scatti moltissimi artisti emergenti. Il fotografo brasiliano documentava attraverso i suoi scatti come i cambiamenti ambientali, economici e politici sono in grado di condizionare la vita dell’uomo.
L’intenzione di Salgado, dal primo all’ultimo scatto, è sempre stata quella di dar voce agli ultimi.

Amazonas Images: la libertà creativa

Nel 1994, Salgado lascia Magnum per fondare la sua agenzia indipendente: Amazonas Images. Una scelta dettata dal desiderio di poter lavorare in totale libertà sui progetti che più gli stavano a cuore, senza compromessi, senza mediazioni. Da quel momento in poi, la sua produzione si arricchisce di opere che coniugano fotografia sociale e ricerca artistica.

Nel 1999, dopo aver fotografato la sofferenza umana in oltre 35 paesi immortalando uomini, donne e bambini in fuga da guerre, povertà e disastri ambientali, torna nella sua terra. Davanti a un paesaggio stravolto dalla deforestazione, prende forma una nuova missione: restituire vita alla natura ormai fortemente ferita. Insieme alla moglie Lélia, fonda Instituto Terra, un progetto di riforestazione che diventerà un modello internazionale di rinascita ambientale.

Sebastiano Salgado, profughi


“Sono prima di tutto un giornalista e un fotoreporter. Vorrei quindi che le persone guardassero alle mie foto non come oggetti d’arte, ma come una sorta di veicolo di realtà lontane che ho avuto modo di toccare con mano. Le mie fotografie hanno il compito di influenzare e provocare la discussione nella società in cui vivo, di stimolare il confronto delle idee.” Sebastião Salgado



“Sono prima di tutto un giornalista e un fotoreporter. Vorrei quindi che le persone guardassero alle mie foto non come oggetti d’arte, ma come una sorta di veicolo di realtà lontane che ho avuto modo di toccare con mano. Le mie fotografie hanno il compito di influenzare e provocare la discussione nella società in cui vivo, di stimolare il confronto delle idee.” Sebastião Salgado


Genesis e la fotografia come atto d’amore per la Terra

Da quel momento, la fotografia di Salgado cambia pelle. Se prima era focalizzata sull’uomo, ora si concentra in particolar modo sulla natura. Nasce Genesis, un viaggio durato otto anni – dal 2004 al 2011 – attraverso i cinque continenti, alla ricerca dei luoghi incontaminati, delle popolazioni ancestrali, delle bellezze ancora intatte del pianeta. Una ver e propria denuncia, un grido d’allarme per la fragilità del nostro ecosistema.

Le mostre, l’eredità, la scomparsa

I suoi scatti hanno fatto il giro del mondo: esposti nei principali musei e gallerie, da Parigi a New York, da Londra a Tokyo. L’Italia gli ha reso omaggio più volte, e ancora oggi lo celebra: il Mart di Rovereto ospita fino al 21 settembre la mostra “Ghiacciai”, con un’appendice al Muse di Trento, dove sono visibili dieci opere iconiche.
La notizia della sua scomparsa è stata diffusa proprio da Instituto Terra, quasi a sottolineare come la sua eredità vada ben oltre la fotografia. È un’eredità fatta di dedizioni, valori ed impegno.

Info biglietti:

Quando: da sabato 12 apr 2025 fino a domenica 21 set 2025
Prezzo: Intero 15 €, ridotto 10 € (biglietto unico per tutte le sedi del Mart)
Dove: Mart Rovereto – Corso Bettini, 43, 38068 Rovereto TN
Cliccando qui avrai accesso a tutte le info

Conclusioni

In un’epoca in cui l’immagine è ovunque e spesso svuotata di significato, Sebastião Salgado ci ha ricordato cosa può essere davvero la fotografia: uno specchio profondo dell’animo umano e della Terra che abitiamo.

Con la sua scomparsa, il mondo della fotografia perde una delle voci più autentiche. Ma il suo sguardo resta. Inciso nei volti che ha ritratto, nei paesaggi che ha salvato, nella memoria collettiva che ha saputo risvegliare.

Copertina FB

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